giovedì 20 maggio 2010

Sul sito del Corriere dello Sport

DONNE, VODKA E UN CAMPIONE FUORI DAGLI SCHEMI
Era la fine degli anni '50 e sulle magliette c'era, rigorosamente cucita a mano, la sigla CCCP. Era l'Unione Societica, e in quella nazionale giocava un bullo di grande talento. Si chiamava Eduard Streltsov, aveva il ciuffetto biondo da telefilm, l'occhio furbo e il sorrisetto ironico di chi finisce spesso in fuorigioco, e non è escluso che sia quello il suo obiettivo. Streltsov in quegli anni è stato la stella di quel calcio così lontano e nebuloso. La sua storia, la carriera spezzata alla vigilia del Mondiale del '58 in Svezia, il processo per stupro, il giallo attorno a quel processo, i cinque anni trascorsi nel gulag, i contorni affascinanti e misteriosi di una vicenda che sconfina dallo sport alla politica tra sospetti e vendette; sono raccontati nel dettaglio e con encomiabile passione da Marco Iaria, giornalista della «Gazzetta dello Sport». Streltsov, che l'autore definisce «pericolosamente occidentale per il regime comunista», andava a donne, si ubriacava di vodka, era un borderline fuori dalle regole. E giocava a calcio divinamente. Aveva tutto per farsi conoscere, sfondare, uscire dalla cronaca e diventare un poster. Ma ce la fece. Il perché lo scoprirete leggendo «Donne, vodka e gulag: Eduard Streltsov, il campione». «Donne, vodka e gulag: Eduard Streltsov, il campione», di Marco Iaria, edizioni Limina, 148 euro, 19,90 euro.
Furio Zara

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