giovedì 21 aprile 2011

Il libro "Donne, vodka e gulag" finalista al Bancarella Sport

Dal sito dell'Ussi:

Un’edizione particolarmente ricca, la numero 48 del Premio Bancarella Sport, che vivrà l’atto finale sabato 16 luglio, alle 18, a Pontremoli, alla vigilia dell’assegnazione del premio letterario Bancarella, un weekend davvero speciale con la regia della Fondazione Città del Libro che, in collaborazione con il Panathlon International. Organizza questo premio per “diffondere e valorizzare gli ideali sportivi e culturali e infondere nei giovani sane passioni sportive”.
Ben 95 le opere in concorso, la Commissione presieduta da Paolo Francia, si è riunita questa mattina, nella sede della Banca Cesare Ponti a Milano, per scegliere i sei libri finalisti. Che sono: ‘Africa Bomber’ di Goffredo De Pascale (edizioni Add), ‘I diavoli di Zonderwater’ di Carlo Annese (Sperling&Kupfer), ‘La vita ai supplementari’ di Giovanni Galli (Rizzoli), ‘L’eroe dei due mari’ di Giuliano Pavone (Marsilio), ‘Donne, vodka e gulag’ di Marco Iaria (Limina) e ‘I giganti del mare’ di Franco Esposito e Marco Lo Basso (Guida editore).

La Commissione era composta da Giuseppe Benelli (presidente Fondazione Città del Libro), Claudio Giumelli (consigliere Fondazione Città del Libro), Ignazio Landi (consigliere Fondazione Città del Libro), Enrico Prandi (presidente Panathlon International), Claudio Bertieri, Danilo Di Tommaso (direttore Comunicazione e rapporti con i media del Coni), Paolo Liguori (Tgcom - Mediaset), Giovanni Bruno (Sky Sport), Bruno Gentili (Rai), Daniele Redaelli (Gazzetta dello Sport), Antonio Barillà (Corriere dello Sport), Mimma Caligaris (Ussi), e dal segretario del Premio Bancarella Sport Giorgio Cristallini..
I sei volumi della sestina vincitrice passano ora all’esame e alla votazione del Collegio dei 70 grandi elettori.

venerdì 14 gennaio 2011

Recensione su www.girodivite.it

Ecco la recensione scritta da Emanuele Gentile del Centro Studi Est Europa (soon East Observer) e pubblicata sul sito www.girodivite.it:

Molti pensano che la storia sia il frutto dell’interazione fra personaggi illustri, vicende straordinarie e correnti di pensiero. Posizione condivisibile. Certamente. Essa, tuttavia, implica un’interpretazione riduttiva della storia. Come se personaggi “minori”, eventi particolari e sensibilità originali non fossero da comprendere nell’eterno fluire della storia. La storia – altrimenti – è un valore assoluto che non può essere oggetto di atteggiamenti parziali o analisi restrittive.

Ecco perché ho trovato molto interessante il libro di Marco Iaria “Donne, vodka e gulag” pubblicato per i tipi della Limina. Infatti, è un libro che ricostruisce un periodo complesso e difficile della nostra recente storia partendo dalla vicenda terrena di uno dei più grandi calciatori russi di tutti i tempi: Eduard Streltsov. Un nome che a buona parte dei nostri lettori non dirà nulla.

Tale impostazione è già in nuce dal titolo. Magistrale. In appena tre parole l’autore sintetizza la vicenda di questo asso del pallone in attività fra gli anni cinquanta e gli anni sessanta. Donne, vodka e gulag racchiudono gli ambiti dell’esistenza di Streltsov. Esistenza distrutta dall’amore fin troppo manifesto per le donne e la vodka. Amore, trasformatosi in terribile inferno, a causa dei cinque anni trascorsi nei gulag. A causa di un’accusa infamante: stupro.

L’autore ci racconta Streltsov utilizzando una prosa agile e penetrante. Sembra quasi di leggere il diario privato dello stesso Streltsov tanto si è riusciti a entrare nei suoi anfratti umorali più riservati. A rendere ancora più piacevole la lettura è l’aver sovrapposto due livelli storici di riferimento: gli accadimenti nell’Unione Sovietica e nel mondo.

Il risultato è che patteggiamo tutti per Streltsov in quanto più persona che personaggio. Proprio questo credo sia la motivazione per cui fu arrestato dalle autorità sovietiche. Voleva essere solo un giocatore di pallone e non un simbolo delle conquiste del socialismo reale. Comportamento poco in linea con l’agiografia del periodo. In fin dei conti Streltsov è indifferente alla politica. Il calcio è al centro del suo essere. Il resto non gli interessa minimamente.

Streltsov è stato una delle poche luci provenienti da quel mondo ermetico denominato Unione Sovietica. Alla fin fine ha vinto lui. Nonostante tutto. Ci ricordiamo con immenso piacere le sue giocate portentose espressione di un talento inarrivabile. La sua vittoria. La vittoria di un uomo semplice contro un apparato ossessivo e straniante.

“Eduard Streltsov, il campione”. Solo questo e nulla di più.